domenica 29 novembre 2015

Operazione Maddalena

Nel 591, Papa Gregorio I Magno (540-604), nel’Omelia XXXIII, tenuta al popolo nella Basilica di San Clemente a Roma, in un domenica d’autunno,fuse Maria Maddalena con altre due donne presenti nei Vangeli canonici: l’anonima peccatrice e Maria di Betania.  Così si espresse Gregorio Magno: “Questa donna, che Luca presenta come peccatrice e che in Giovanni è chiamata Maria, riteniamo sia la donna ricordata con lo stesso nome da Marco e dalla quale afferma che furono cacciata i sette demoni. Che cosa indicano i sette demoni se non lì’insieme dei vizi?”.
In questo modo la figura della Maddalena, nella Chiesa Cattolica, fu messa ai margini. Ricordiamo che la Chiesa Bizantina non fu mai d’accordo con tale fusione. Gregorio stabilì che le letture per il 22 luglio, festa di Santa Maria Maddalena, fossero tratte da Luca 7,36-39.
 Gesù in casa di Simone, il fariseo
(Mt 26:1-13, Gv 12.1-8)(Mt 11:28, Gv 6:37)
Luca 7,36-39
36 Uno dei farisei lo invitò a pranzo; ed egli, entrato in casa del fariseo, si mise a tavola. 37 Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; 38 e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l'olio. 39 Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò, disse fra sé: «Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice».”
Diverse le motivazioni di questa fusione dalla confusa situazione dottrinale e politica, con i Longobardi alla conquista dell’Italia, alla necessità di dare ordine ad un mondo in sfacelo.
Paolo VI, nel 1969, con il Concilio Vaticano II, revocò questa interpretazione, cambiando la lettura del 22 luglio con il Vangelo di Giovanni 20:1-2 e 11-18.
“1 Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro. 2 Allora corse verso Simon Pietro e l'altro discepolo che Gesù amava e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'abbiano messo». “

“11 Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro, 12 ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l'altro ai piedi, lì dov'era stato il corpo di Gesù. 13 Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Ella rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l'abbiano deposto». 14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15 Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: «Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò». 16 Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!» 17 Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro"».18 Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose.”

domenica 22 novembre 2015

Discepolo prediletto

Discepolo prediletto
Giovanni 19,25-27 (versione Cei)
"25 Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. 26 Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa."
Nuova Riveduta:
Giovanni 19,25-27
"25 Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. 26 Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» 27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua."
Ci sono quattro donne ai piedi e nessun uomo. Eppure si parla del discepolo prediletto (in greco non c'è il femminile: mathetes) al maschile. Chi è il discepolo prediletto citato?

domenica 27 settembre 2015

Andare oltre: riflessione sui rapporti tra teologia (intesa come psicologia antica) e psicologia del profondo

Partiamo dal presupposto che la teologia (e le varie confessioni religiose attuali e passate) siano una forma di psicologia per ogni singolo uomo fatta dagli antichi per alimentare fonti di cambiamento e trasformazione.

 
La nostra epoca è caratterizzata da una esasperata "psicologizzazione" della realtà. Non solo: questa tendenza si manifesta in una patologizzazione di molti aspetti della vita quotidiana se questi non rientrano nelle abitudini consolidate di una determinata comunità.
Il malessere della società è considerato guaribile attraverso le psicoterapie (in generale delle psicologie al plurale). La tradizionale accusa, politica, fatta alla psicologia di essere al servizio della repressione e dell'adattamento alle strutture sociali così come sono si è rivelata approssimativa e superficiale.
Abbiamo bisogno d'altro? 

Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?» Gv 5, 1-16.

Le confessioni religiose, in un primo momento, hanno considerato le psicoterapie ( e la psicologia) come temibili concorrenti salvo, in seguito, utilizzare i metodi e le tecniche per la predicazione, la gestione e conduzione dei gruppi e il counseling parrocchiale. La "risoluzione" psicoterapeutica e la "conversione" religiosa sono entrambi cambiamenti profondi della psiche.
la considerazione junghiana di Gesù come archetipo e la parallela "disconoscenza" del possibile Gesù storico e la valenza profondamente simbolica dei Vangeli sono aspetti  da integrare per aprire prospettive nuove e feconde.
Ogni cambiamento che avviene in profondità è  sempre una conversione nel linguaggio degli antichi. Il primo snodo è la divergenza tra chi ammette un'apertura verso il trascendente, l'apertura a mondi e a prospettive che oltrepassano il singolo Io e chi rifiuta tale apertura. Inoltre è necessario liberare le molte confessioni religiose da concezioni patologiche del singolo che avvelenano la vita degli individui, allontanandoli da una libera naturalità. 
Per chi si occupa di psicologia del profondo ( e a maggior ragione chi si occupa di psicoterapie) è indispensabile acquisire una conoscenza vasta ed accurata del patrimonio culturale che va dalla storia delle religioni al cristianesimo occidentale alla filosofia.   

Pagina sul Liber Novus ovvero Libro Rosso di Jung

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venerdì 25 settembre 2015

sabato 12 settembre 2015

Urlo universale

Anche Gesù subisce il tradimento  in più forme (da Giuda, il cassiere del gruppo a cui avevano dato fiducia; dagli apostoli addormentati;  da Pietro, uomo di fiducia e pietra angolare, il triplice rinnegamento) ed infine dal Padre stesso.  
  Elì Elì lemà sabactàni (Ηλει Ηλει λεμα σαβαχθανει)
“Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» “  Vangelo di Matteo, 27,46.
Questo è l’urlo universale dell’adolescente abbandonato dal padre assente che,  nella nostra contemporaneità ,  al momento  del bisogno manifesta la sua assenza.  E’ la fiducia del figlio sofferente inchiodata dal tradimento del padre. 

“Perché bisogna dire chiaramente che vivere o amare soltanto là dove ci possiamo fidare, dove siamo al sicuro e contenuti, dove non possiamo essere feriti o delusi, dove la parola data è vincolante per sempre significa essere irraggiungibili dal dolore e dunque essere fuori dalla vita vera.  E non importa quale sia il vaso della fiducia: l’analisi, il matrimonio, la chiesa o la legge, qualsiasi forma di rapporto tra gli uomini e, oserei  dire, di rapporto con il divino. Anche qui, parrebbe, la fiducia  originale non è ciò che Dio vuole.” J. Hillman “Puer Aeternus”.

venerdì 11 settembre 2015

Nietzsche e il Vangelo

"In tutta quanta la psicologia del «Vangelo» manca la nozione di colpa e di castigo; come pure quella di ricompensa. Il «peccato», qualsiasi rapporto di distanza tra Dio e l'uomo è eliminato - precisamente questa è la «buona novella». La beatitudine non viene promessa, non è associata a condizioni: essa è la sola realtà - il resto è segno per poter parlare di essa...
La conseguenza di un tale stato si proietta in una nuova pratica di vita; la pratica propriamente evangelica. Non è una «fede» a distinguere il cristiano: il cristiano agisce, si distingue mediante un agire diverso. Nel senso che egli non oppone alcuna resistenza né a parole e neppure nel suo cuore a colui che è malvagio verso di lui [...].
La vita del redentore non è stata nient'altro che questa pratica - anche la sua morte non fu null'altro...
Egli non aveva più bisogno di nessuna formula e di nessun rito per il suo commercio con Dio - e neppure della preghiera. Egli ha chiuso i conti con l'intera dottrina ebraica della penitenza e della conciliazione; egli sa che soltanto con la pratica della vita ci si può sentire «divini»«beati»«evangelici»«figli di Dio»in qualsiasi momento. Non la «penitenza», non la «preghiera per il perdono» sono le vie che conducono a Dio: soltanto la pratica evangelica porta a Dio, essa appunto è «Dio»! [...]
Questo «lieto messaggero» morì come visse, come aveva insegnato - non per redimere gli uomini, ma per indicare come si deve vivere. La pratica della vita è ciò che egli ha lasciato in eredità agli uomini: il suo contegno dinanzi ai giudici, agli sgherri, agli accusatori e a ogni specie di calunnia e di scherno - il suo contegno sulla croce. Egli non resiste, non difende il suo diritto, non fa un passo per allontanare da sé il punto estremo, fa anzi qualcosa di più, lo provoca... E prega, soffre, ama con loro, in coloro che gli fanno del male... Le parole rivolte al ladrone sulla croce racchiudono in sé l'intero Vangelo. «Questi in verità è stato un uomo divino, un 'figlio d'Iddio'! - dice il ladrone. «Se tu lo senti» - risponde il redentore - «tu sei in paradiso, anche tu sei un figlio d'Iddio...». Non difendersi, non sdegnarsi, non attribuire responsabilità... Ma neppure resistere al malvagio - amarlo... [...]
Soltanto noi, noi spiriti divenuti liberi, abbiamo i presupposti per comprendere qualcosa che diciannove secoli hanno frainteso - quell'onestà divenuta istinto e passione che fa guerra alla «santa menzogna» ancor più che ad ogni altra menzogna... Si è stati infinitamente lontani dalla nostra neutralità amorevole e cauta, da quella disciplina dello spirito con cui soltanto è possibile decifrare cose tanto nuove, tanto delicate: in ogni tempo si è voluto, con uno spudorato egoismo, trovare in esse esclusivamente il proprio vantaggio, si è costruita la Chiesa in contrasto col Vangelo... [...] Che l'umanità sia prostrata in ginocchio dinanzi all'opposto di ciò che era l'origine, il senso, il diritto del Vangelo, che essa abbia nel concetto di «Chiesa» consacrato esattamente ciò che la «lieta novella» sente sotto di sé, dietro di sé - sarebbe inutile cercare una forma più grande di ironia della storia mondiale." Nietzsche "L'Anticristo" (1888)